CALO DEI CONSUMI DI VINO IN ITALIA, NON E’ SOLO COLPA DELLA CRISI
In Italia i consumi di vino scendono ormai ininterrottamente da oltre un decennio e, a causa della crisi, il calo si è accentuato. Ma più della recessione sembrano i mutamenti demografici di una popolazione che invecchia a gettare ombre sul futuro del settore e, in particolare, sulla tenuta dei livelli produttivi. A meno che ….
Un quarto di secolo fa, l’Italia rappresentava il secondo consumatore di vino al mondo. Con oltre 36,6 milioni di ettolitri, il nostro Paese tallonava la Francia che deteneva il primato con 41,7 milioni di ettolitri di vino bevuti ogni anno.
Oggi, mentre la Francia continua a mantenere il livello più alto di consumi– scendendo però a 30,3 milioni – l’Italia ha dovuto cedere il secondo posto agli Stati Uniti (29 Milioni di ettolitri) e si ritrova incalzata dalla Germania (20 milioni) e soprattutto dalla Cina (17,8 Milioni), per la quale si prevede – entro cinque anni – un sorpasso nei confronti di Italia e Germania.
Nel 2012 i consumi di vino nel nostro Paese sono scesi fino a 22,6 milioni di ettolitri, il 62% in meno di venticinque anni fa e praticamente lo stesso quantitativo di quanto viene esportato annualmente dai produttori italiani (nel 2011 si sono esportati 23,3 milioni di ettolitri di vino). Indubbiamente la crisi ha influito su tale andamento, accentuandone la discesa. Basti pensare che nel 2012 le vendite di vino nel canale GDO – secondo i dati IRI, partner di Wine Monitor – sono diminuite in volume del 3,6% rispetto al 2011; anche il I trimestre 2013 evidenzia un ulteriore calo del -7,5% sullo stesso periodo dell’anno precedente.
Ma attribuire solo alla recessione economica le cause di tale diminuzione sarebbe fuorviante. In realtà, sono anche fattori socio-culturali e demografici a determinare impatti più rilevanti sui consumi di vino, tanto da qualificare questo calo come strutturale. Vediamo perché.
Il grado di penetrazione dei consumi di vino tra la popolazione (con più di 11 anni) è pari oggi al 52%. Rispetto a venti anni fa, tale incidenza è diminuita di circa 6 punti percentuali. Nel frattempo la popolazione è però aumentata: il calo nel numero assoluto dei bevitori di vino è stata quindi di ben 1,2 milioni di persone.
Quello che però ha inciso maggiormente nella diminuzione dei consumi è stata la riduzione dei “bevitori quotidiani”, coloro cioè che consumano più di mezzo litro di vino al giorno. Questo segmento è infatti sceso in vent’anni da 4 a 1,3 milioni!.
Tale riduzione è dipesa dal fatto che la modalità di consumo quotidiano (in abbinamento al pasto) è tipica delle abitudini alimentari delle fasce di popolazione più anziane, tanto è vero che oggi, di quei 1,3 milioni di “bevitori quotidiani”, oltre il 47% ha più di 60 anni.
Di conseguenza, la riduzione “fisiologica” e nel tempo di tali consumatori non è stata rimpiazzata da quelli più giovani, per i quali le modalità di consumo sono spesso differenti (associate cioè a momenti di convivialità meno frequenti).
Se questo aiuta a comprendere l’evoluzione intervenuta fino ad oggi, per capire meglio come si muoveranno i consumi di vino in Italia nei prossimi anni occorre considerare anche altri fattori. Innanzitutto si deve tener conto dell’invecchiamento generale della popolazione italiana, della maggior attenzione alla salute e al minor consumo di alcool. Già nel 2020 le persone con più di 65 anni rappresenteranno il 14,1% della popolazione italiana, contro il 12,3% attuale, mentre diventeranno il 20% nel 2065. Accanto a questa condizione vi è poi l’incremento degli immigrati (e, in particolare, di quelle etnie che per motivi religiosi non consumano vino): oggi il loro “peso” è pari al 4,6% della popolazione ma nel 2020 la quota salirà al 7,3% per poi raddoppiare nel 2065 (14,1%).
Tenendo conto di questi fattori, e cioè della composizione demografica futura della popolazione italiana, delle modalità di consumo, del grado di penetrazione del vino per fasce di età, di altre variabili economiche e sociali nonché al netto di eventuali shock di mercato, Wine Monitor stima per il 2020 un ulteriore calo dei consumi di vino in Italia pari al -6,1% rispetto al 2012, per un livello complessivo di 21,2 milioni di ettolitri e di circa 34 litri pro-capite.
Un livello che, a parità di condizioni produttive ed importazioni (considerate come media dell’ultimo triennio) comporta necessariamente per mantenere l’equilibrio di mercato, uno sforzo aggiuntivo nei volumi esportati (+6,3%) o, in alternativa, una riduzione della produzione pari al 3% che, dal punto di vista strutturale, equivale ad espiantare circa 18.600 ettari o a chiudere 11.140 aziende viticole.
Pur essendo significativa la propensione all’export per le imprese medio-grandi (per alcuni produttori si supera il 90% del fatturato), non bisogna dimenticare come il mercato nazionale rappresenti ancora uno sbocco fondamentale per la sostenibilità delle aziende vinicole italiane. Una rilevanza che assume livelli ancora più elevati nel caso delle imprese piccole e piccolissime, dove le vendite sui mercati esteri sono ancora marginali o, in molti casi, inesistenti.
Fonte: Wine Monitor