È passata una settimana dalle nostre degustazioni regionali di Campania e Basilicata, e il loro ricordo è ancora vivo nella mia memoria e nella mia bocca. Come è ormai abitudine siamo stati ospiti di Lello Tornatore a Forino presso l’Agriturismo Montelaura. Organizzazione impeccabile la sua, anche grazie alla famiglia che lo supporta (sopporta?) in toto. Insomma, assaggiare i vini in Irpinia è un gran piacere, non solo perché si è vicini a uno dei territori dalle maggiori potenzialità qualitative a livello nazionale, ma anche per il suo clima fresco e ventilato (e per la cipolla di Montoro… ça va sans dire), che per noi degustatori è una manna dal cielo.
La squadra messa in campo quest’anno era forte e “agguerrita” con alcuni nuovi inserimenti come quelli di Maurizio Valeriani e di Stefano Ronconi molto interessanti. Luciano Pignataro come sempre è il coordinatore delle due regioni. Passando invece alle nostre prime impressioni possiamo dire che per quanto riguarda i bianchi abbiamo notato come il Greco di Tufo fosse in ottima forma, con buone acidità e profonda mineralità. Il Fiano 2012, anche grazie a un’annata splendida si presenta in grande spolvero: anche se la nostra impressione generale è che con questo vino la scelta di rimandare l’uscita di almeno un anno è sempre molto positiva, tanto è vero che i 2011 (nonostante sia da considerarsi un millesimo “minore”) ci sono piaciuti moltissimo. Per non parlare dell’unico 2010 giuntoci alle nostre selezioni, davvero molto convincente. Una nota molto positiva è la crescita qualitativa generalizzata della Falanghina del Beneventano, che può essere ormai considerata come la terza denominazione bianchista della Campania. Lo stesso vitigno ben si è comportato anche nei Campi Flegrei. La Costa di Amalfi ci ha regalato alcune perle sia tra i bianchi sia tra i rossi, così come il Cilento. Tra le note un po’ meno rosee invece la piccola regressione dei rossi dell’area partenopea e soprattutto del casertano, che fanno fatica a trovare una propria personalità chiara e precisa, con alcolicità e tannini il più delle volte fuori registro.
Passando al rosso per eccellenza, ovvero al vitigno aglianico, possiamo dire che per il Taurasi la 2009 non verrà ricordata come un’annata di eccellenza, ma naturalmente abbiamo assaggiato delle ottime eccezioni. Con produttori che ci paiono utilizzare il legno sempre meglio, con risultati di assoluta qualità. In Basilicata, soprattutto le annate più recenti di Aglianico del Vulture sono le più gradevoli, perché qui alcuni vignaioli tendono a usare l’affinamento in legno per un periodo troppo lungo arrivando a presentare dei vini stanchi. Quando, al contrario si ricerca freschezza di frutto e facilità di beva, la musica cambia non poco, con campioni davvero molto convincenti, che ci fanno comprendere quanto grandi siano le reali potenzialità di questa terra vulcanica.
Detto questo, non possiamo rivelarvi di più, ma vi rimandiamo alla nostra guida Slow Wine 2014 che uscirà in libreria a fine ottobre e alla quale stiamo lavorando con ritmo molto sostenuto…
Hanno partecipato alle degustazioni: Marina Alaimo, Valerio Borgianelli, Alberto Capasso, Pasquale Carlo, Giancarlo Gariglio, Alessandro Manna, Sara Marte, Franco Martino, Paolo Mazzola, Teresa Mincione, Luciano Pignataro, Stefano Ronconi, Maurizio Valeriani
Scritto da Giancarlo Gariglio