Benevento, una delle città più misteriose della Campania.
Territorio ricco, con una grande storia che ha lasciato testimonianze importanti, capace di affascinare i visitatori che intendono il viaggio come occasione di crescita e arricchimento delle proprie conoscenze e della propria cultura.
Benevento, l’antica capitale che mise paura a Roma, rimase un fervente laboratorio religioso per secoli e secoli.
La fondazione mitica
I Sanniti: Fieri nemici di Roma
Il Sannio fu teatro di tre guerre contro i Romani.
La Seconda Guerra Sannitica (327 a.C. – 304 a.C. circa) costituì il primo vero scontro fra la nascente potenza e i Sanniti, che si risolse a favore di questi ultimi. I Romani tentarono di muovere guerra da Capua a Benevento, ma un astuto stratagemma sannita riuscì a bloccare presso Caudium le truppe romane. Una volta in trappola, i soldati romani furono costretti a passare sotto le Forche Caudine, un arco composto dalle lance nemiche in maniera tale da costringere ogni soldato a piegare la schiena per poter passare. NellaTerza Guerra Sannitica (298 a.C. – 290 a.C. circa) furono i Romani ad averla vinta, sconfiggendo uno ad uno tutti i Sanniti e costringendo infine questi ad un trattato di pace :Maleventum fu presa dai Romani.
Lo storico Mario Rotili così descrive la città romana di Benevento nel suo periodo di massimo splendore: «La città nel periodo di massimo fulgore, si estese dal Ponte Leproso e dal Pons Maior (ponte Fratto) ad occidente sino alla zona circostante all’Arco di Traiano ad oriente, mentre il confine settentrionale era dato dal Calore e quello meridionale dal Sabato. Nella estrema parte orientale sorsero il tempio di Iside costruito sotto Domiziano nell’88 d.C., il tempio di Minerva ed il grandioso Arco di Traiano eretto tra il 114 e il 117 d.C. all’inizio della nuova via che abbreviò il percorso dell’Appia e che prese il nome dal saggio imperatore. L’importanza e la felice condizione di Beneventum sotto l’Impero romano è sufficientemente attestata dalle numerose rovine e dalle iscrizioni. La sua ricchezza è confermata anche dalla grande quantità di monete che coniava. Certamente doveva la sua prosperità alla sua posizione favorevole lungo la via Appia, proprio alla congiunzione delle due diramazioni principali di quell’importante strada (una delle quali chiamata poi via Traiana). È famosa la tappa a Beneventum nel racconto di Orazio riguardante il suo viaggio da Roma a BrundisiuSempre alla posizione favorevole doveva l’onore di ripetute visite degli imperatori, tra le quali sono ricordate in particolare quelle di Nerone, Traiano e Settimio Severo.
Gli imperatori successivi conferirono alla città altri territori ed eressero, o almeno diedero il nome a svariati edifici pubblici. Pare inoltre che la Benevento romana sia stato luogo di grande attività letteraria.
Iside, “Signora di Benevento”
Per gli appassionati di questa civiltà una visita a Benevento è quindi indispensabile.
Nel Sannio non fu evidentemente facile l’imposizione del cristianesimo. Benevento, l’antica capitale che mise paura a Roma, rimase un fervente laboratorio religioso per secoli e secoli. Ma prima ancora dell’arrivo dei Longobardi, si impose il culto di Iside.
Iside, Dea universale, venuta da lontano e tuttavia ancora così vicina.
Vicina perchè viene nominata addirittura “Signora di Benevento”, da Domiziano, Imperatore di Roma.
Era il periodo di Roma imperiale, dunque, gli anni di Domiziano in particolare.
- Con la Gens Flavia (Vespasiano e suo figlio Domiziano) il culto di Iside assunse particolare importanza, al punto tale che Domiziano se ne avvalse per legittimare la regalità divina del suo potere imperiale.
“durante il suo regno, l’imperatore scampato ad una congiura, si salva la vita travestendosi da egizio e seguendo i sacerdoti di Iside. Allore per ringraziare la divinità ritenuta la sua salvatrice cosa fa? Chiede ad un suo amico Rutilio Lupo, importante imprenditore e industriale beneventano, di costruire, negli anni 88/89 d.C, un santuario dedicato ad Iside(L’Iseo) e si autoproclama Domus e Deus (signore e divinità)”.
La fondazione del santuario di Iside a Benevento non è casuale: Beneventum era infatti una delle tappe finali per coloro che volevano percorrere la via Appia fino a Brindisi. Iside, tra i tanti ruoli, ricopriva proprio quello di Pelagia, ovvero di protettrice dei viaggiatori e dei commercianti marittimi.
Il complesso religioso della Iside sannita fa tuttavia storia a sé, in quanto esso ci prospetta in modo organico “la testimonianza più omogenea esistente su suolo italiano”.
(Parliamo anche dei reperti egizi di Iside, i più importanti reperti egizi del mondo ritrovati fuori dall’Egitto) In primo luogo, per la denominazione prescelta a contraddistinguere questa divinità: “Signora di Benevento”. In seconda istanza per la fattura dei reperti: pezzi originali, realizzati lungo il Nilo e non preparati in loco. L’insediamento del culto al centro della penisola non deve meravigliare, considerata l’ubicazione della città intersecata da grandi vie di comunicazione e popolata da stranieri di ogni paese il cui danaro, evidentemente, era servito anche ad erigere questo monumento sacro. Così oggi, accanto ai reperti romani e nilotici, i ritrovamenti di Benevento esprimono un prezioso unicum di storia archeologica, senza dubbio il più consistente ed organico apparato di manufatti egizi scoperti in Europa.
Domiziano inaugurò una tradizione che ebbe particolare fortuna anche nei secoli successivi: tramontò tra il V e il VI secolo d.C., con la progressiva diffusione del Cristianesimo.
I Reperti egizi rinvenuti a Benevento, relativi al tempio di Iside
Se Torino può vantare la maggior raccolta dei reperti nel suo celebre Museo Egizio, Benevento può considerarsi la città ” più egizia” di tutta l’Italia. E poiché il culto di Iside era diffuso non solo in Egitto e in Siria ma anche in tutto l’Oriente grecizzato, diventò il culto più frequentato dai forestieri insediati a Benevento. In questo aspetto di accoglienza Orientale Benevento poteva competere soltanto con Pozzuoli.
La maggior parte delle testimonianze materiale del culto Isiaco Sannita, sono oggi conservate presso il Museo Arcos, dove sono esposte in maniera permanente, ma poiché la nostra città ha vissuto diverse dominazioni nel corso della storia, è possibile ritrovare molti resti dei manufatti egizi anche in costruzioni relative ad altri periodi storici, il più delle volte utilizzate come materiale di rimpiego; oppure semplicemente disseminati lungo le strade e i vicoli della nostra splendida città.
Caduto l’Impero Romano (476 d.C.), le popolazioni cosiddette barbariche irruppero in Italia, devastando le migliori terre ed occupando le principali città, che cadevano alla forza delle loro armi. Benevento non fece eccezione.
I Longobardi fecero di Benevento la capitale di un potente ducato longobardo che, pur essendo sostanzialmente indipendente, gravitò nell’area di influenza del regno longobardo dell’Italia settentrionale.
La figura di San Barbato, vescovo di Benevento, ha un alone di leggenda: Divenuto vescovo per uno spazio di ben diciannove anni, governò santissimamente la diocesi invitando i Longobardi ad abbandonare le superstizioni e a concedersi interamente alla vera fede. L’assedio di Costante II e i patimenti della guerra costrinsero i Longobardi ad abbandonare i culti idolatrici e ad abbattere il noce, albero demoniaco attorno al quale avvenivano strani rituali.
Secondo la leggenda mentre si estirpava l’albero «dalle sconvolte radici venne fuori uno squamoso ed arido serpente, il diavolo.”
Attorno all’albero avevano luogo ricorrenti riunioni durante le quali i partecipanti solevano saettare una pelle di caprone sospesa ad un ramo, per poi masticarne alcune parti al fine di impossessarsi della forza in essa contenuta. Questo rito, di natura omofagica, non era altro che un banchetto totemico in cui si mangiavano le carni crude dell’animale sacrificato.
Da questa pratica primitiva, in uso presso i primi Longobardi, è nata la leggenda delle streghe, che ha avuto origine nei secoli XII e XIII. Secondo la leggenda le streghe solevano riunirsi attorno al noce per fare strane danze e magici rituali.
Con la marcia di Re Desiderio su Benevento insedia Arechi II(grazie al quale si deve la costruzione della chiesa di S. Sofia, che fa parte del suo vasto progetto di mecenatismo) il quale aveva sposato la figlia del re.
Dopo la caduta della Langobardia Maior ad opera dei Franchi (774), il duca Arechi II diventa vassallo di Carlo Magno. Il riconoscimento della sovranità franca, imposto dalle circostanze, Arechi fa di Benevento la seconda Pavia. Accoglie i profughi del disciolto regno longobardo e fa sistemare degnamente le reliquie della sua gente (reliquiae Langobardorum gentis). Costruisce la magnifica chiesa di Santa Sofia, a pianta stellare, e patrocina altri cantieri civili e religiosi.
Gli Ultimi esponenti Longobardi dovranno però combattere non solo i Bizantini ma anche i nuovi conquistatori del Sud Italia, i potenti Normanni.
La politica filo-imperiale termina con Pandolfo III il quale nel 1047 ha il coraggio di chiudere le porte della città in faccia all’imperatore Enrico III il Nero e al papa Clemente II, che lo scomunica. Tale gesto clamoroso è dovuto al fatto che la dinastia beneventana si sente ormai accerchiata su ogni fronte: da una parte l’imperatore dispone a favore dei Normanni di terre longobarde, dall’altra il papa rivendica il possesso di Benevento. Man mano che i Normanni dilagano il principato si stringe e ai principi beneventani non resta che assistere impotenti alla fine del loro dominio.
La dominazione pontificia
Federico II muore poco dopo e Innocenzo tenta di assoggettarsi il Regno di Sicilia finanziando la ricostruzione di Benevento che nel frattempo si era ripopolata. Ma presto il figlio di Federico, Corrado IV, riprende possesso del regno e con questo anche di Benevento, che non ha possibilità di difendersi. Con la morte prematura di Corrado (1254), la Chiesa tiene la parte settentrionale del regno e concede quella meridionale a Manfredi di Svevia in qualità di vicario papale; ma presto Manfredi riottiene la totalità dei territori.Il nuovo papa Clemente IV intanto si accorda con Carlo d’Angiò: rinunciato al dominio nel Mezzogiorno, viene garantito solo il ritorno di Benevento al dominio pontificio, con la reintegrazione dei diritti della città. Manfredi decide di affrontare in battaglia Carlo d’Angiò. La battaglia di Benevento avviene il 12 febbraio 1266 proprio presso la città. Manfredi, complici anche le diserzioni e i tradimenti, perde e muore. Il suo corpo viene disperso nel fiume Calore. Carlo d’Angiò lascia libere le sue truppe di saccheggiare la città. I rapporti fra i Beneventani e la Santa Sede restano tesi.
Dalla metà del Quattrocento alla metà del Seicento
Re Ferrante risponde alla bolla papale con l’occupazione della città. Le due parti dopo pochi mesi arrivano ad un accordo: in cambio dell’investitura al regno Ferrante abbandona Benevento e la restituisce al delegato papale. Gli anni che seguono sono fitti di furenti litigi fra la fazione filo-pontificia e quella anti-pontificia. Un duro colpo alla città avviene nel 1528 quando le truppe di Carlo V d’Asburgo sostano per tre mesi a Benevento, dimorando, mangiando e bevendo gratis, spogliando i Beneventani di ogni sostanza. Con la nomina a governatore di Ferrante I Gonzaga per la città inizia un periodo di prosperità e di crescita economica. Il Gonzaga e i rettori che gli succedono non governano in maniera oppressiva e lasciano alla civica amministrazione ampi spazi di manovra. Il nuovo corso di concordia e di collaborazione fra i governatori pontifici e la popolazione è solido a prova di sommosse.
Dopo l’anno degli statuti (1588) la città continua a crescere e a prosperare fino a ricevere due brutti colpi con le epidemie di peste del 1630 e del 1656.
Il periodo Orsiniano
Lo sforzo del cardinale Orsini è rivolto in particolare alla catechesi. Egli condanna duramente qualsiasi pratica di magia o di superstizione considerandole come forme di devianze dalla retta via, quella della fede religiosa. Durante il suo episcopato, il 5 giugno 1688, un terribile terremoto si abbatte sulla città. I morti sono milletrecentosessantasette. Orsini anche da pontefice continua a conservare il titolo e la dignità di arcivescovo di Benevento, dove ritorna nel 1727 e nel 1729.
Dall'età napoleonica all'unità d'Italia
Nel 1806 fece di Benevento un principato indipendente, capeggiato dal marchese Talleyrand. Con il Congresso di Vienna (1815), nella seduta del 4 giugno, a norma dell’articolo 103 si stabilì che Benevento fosse restituita alla Santa Sede.
Il Risorgimento
Il 3 settembre 1860, ancora prima che Garibaldi giungesse a Napoli, si ebbe una singolare “rivoluzione”, che non incontrò alcuna resistenza pontificia. Il beneventano Salvatore Rampone, senza scorta, vestito in camicia rossa da colonnello dei garibaldini, si recò al castello per comunicare all’ultimo delegato apostolico, Edoardo Agnelli, l’ordine di lasciare la città entro tre ore. Il dominio papale era finito. In cambio dell’incorporazione nel regno sabaudo, Salvatore Rampone ottenne che a Benevento fosse creata una Provincia ad hoc che comprendeva anche alcuni territori dalle province del Regno delle Due Sicilie più prossime (Principato Ultra, Molise, Terra di Lavoro, in minor misura Capitanata).
A causa della sua centralità nelle comunicazioni ferroviarie fra Roma e Puglia, la città venne colpita in maniera durissima dai bombardamenti angloamericani nel 1943. Il 21 agosto gli Alleati cominciarono a bombardare la città per stanare i tedeschi e spingerli a risalire la Penisola: il primo obiettivo centrato fu la stazione ferroviaria.
L’8 settembre 1943 arrivò un nuovo bombardamento degli angloamericani, questa volta nella zona intorno al Ponte Vanvitelli. I bombardamenti continuarono nei giorni 11 e 12 settembre. Il 15 fu il giorno più funesto per la città: cinque ondate di bombardamenti spianarono per intero Piazza Duomo e Piazza Orsini.
La vita politica riprese sulla base di due gruppi politici, uno liberale, guidato da Raffaele De Caro, e uno democratico cristiano, del quale era leader Giambattista Bosco Lucarelli. I due gruppi si contesero l’amministrazione di Benevento per alcuni anni.
Pochi anni dopo la guerra, la terribile piena del fiume Calore del 2 ottobre 1949 portò ancora vittime e distruzione.
Per gli appassionati di questa civiltà una visita a Benevento è quindi indispensabile…vieni a Benevento e potrai ripercorrere tra i misteriosi vicoli della città le sue tante fasi storiche, ma soprattutto potrai viverle osservando le varie testimonianze che essa ci ha lasciato.